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Banja Luka City Info
16. luglio 2025 | 5 min letturaLe città non sono solo strade, edifici e fiumi – vivono attraverso le storie che raccontano.
Banja Luka, la città sul fiume Vrbas, custodisce un’anima tramandata attraverso leggende popolari. Alcune si ispirano a eventi storici reali, altre a racconti folkloristici – ma tutte contribuiscono a definire l’identità culturale della città.
Qui ti raccontiamo due storie che sono diventate simboli d’amore, saggezza e rispetto per la tradizione.
Ci sono storie che una città custodisce come tesori preziosi. Per Banja Luka, una di queste è quella di Safikada – una giovane donna il cui amore per un soldato è diventato simbolo di fedeltà, dolore e passione che resiste al tempo. Safikada non è solo una figura leggendaria – è parte dell’anima della città, un ricordo eterno che l’amore vero non conosce limiti, né religiosi né sociali.
Secondo la leggenda, Safikada era figlia di un importante mercante o forse di una famiglia nobile – si dice anche fosse nipote di Ferhat-pasha Sokolović. Si innamorò di un soldato – alcuni lo chiamano Herman, una guardia austro-ungarica della fortezza di Kastel; altri dicono fosse un soldato turco di nome Omer. I nomi cambiano, ma i sentimenti restano identici in ogni versione.
Il loro amore era proibito. In un’epoca in cui i matrimoni venivano combinati e le emozioni represse, la famiglia di Safikada fece di tutto per separarli. Secondo il racconto, suo padre corrompette i superiori militari per far trasferire il soldato lontano – nell’est della Bosnia o addirittura in Andalusia. Safikada venne invece promessa a un altro uomo.
Ma il cuore non dimentica. Quando ricevette la notizia della morte del suo amato, Safikada fece un giuramento. A mezzogiorno, nel momento in cui il cannone della fortezza di Kastel sparava il colpo per segnare l’ora, si mise di fronte, vestita di bianco, e disse: "Fedele a te fino alla morte."
Il cannone sparò. Il suo corpo cadde proprio nel punto in cui oggi si trova una targa commemorativa – tra Ferhadija e Kastel.
Quel luogo è ancora vivo oggi. La tomba di Safikada, come la chiamano i cittadini, è diventata un simbolo dell’amore eterno. Coppie locali e turisti da tutto il mondo vi accendono candele, lasciano fiori e desideri – credendo che lo spirito di Safikada vegli ancora su chi ama sinceramente. Molti pensano che una candela accesa con amore vero possa unire due cuori.
Nel 2023, la città di Banja Luka ha ospitato la prima dell’opera Safikada – prova che questa storia è molto più di una leggenda: è un’emozione radicata nel cuore della città.
La moschea di Ferhadija non è solo un capolavoro di architettura ottomana – è il cuore spirituale di Banja Luka, un monumento culturale e il punto d’origine di una leggenda famosa che spiega l’origine di alcuni nomi dei quartieri cittadini.
Secondo i documenti ufficiali, Ferhadija fu costruita nel 1579 per volere di Ferhat-pasha Sokolović, con l’aiuto degli allievi del grande architetto Mimar Sinan. Ma la tradizione popolare racconta una versione diversa, quasi mitica.
Si narra che il maestro muratore fosse Rade Neimar, già noto per aver costruito chiese ortodosse. Lavorava con cinque apprendisti: Petar, Pavle, Ivan, Drago e Simo. Ferhat-pasha, incantato dalla bellezza dell’opera, voleva che nessun altro potesse mai replicarla. Ordinò quindi l’esecuzione dei costruttori.
Rinchiusi nel minareto, gli artigiani elaborarono un piano: costruirono delle ali – come Dedalo e Icaro nella mitologia greca – e tentarono la fuga. Si lanciarono dalla cima della moschea, ma il destino fu crudele. Secondo la leggenda, ciascuno di loro cadde in una zona diversa della città, che oggi porta il suo nome:
– Petar cadde nell’attuale Petrićevac
– Pavle in Pavlovac
– Ivan in Ivanjska
– Drago in Dragočaj
– Simo, che si ruppe una costola nella caduta, diede il nome a Rebrovac
Anche se storicamente non verificata, la leggenda ha una forza simbolica. Parla di sacrificio e bellezza, e del rispetto profondo per il lavoro degli antichi maestri.
Ancora oggi, Ferhadija è viva – non solo come luogo di culto, ma anche attraverso le storie tramandate di generazione in generazione. Nel suo cortile si trova il turbe (mausoleo) di Ferhat-pasha, e la shadirvan (fontana) all’ingresso continua a essere un punto d’incontro, come lo è stato per secoli.
Nonostante sia stata completamente distrutta nel 1993, la moschea è stata ricostruita fedelmente nel 2016 e dichiarata monumento nazionale – simbolo di pace e tolleranza. E la leggenda dei costruttori che tentarono di volare vive ancora – nei nomi che pronunciamo ogni giorno, senza conoscerne l’origine.
Le leggende non si trovano nei libri scolastici – vivono nei sussurri degli anziani, nei ciottoli delle strade, negli sguardi rivolti ai muri antichi.
Banja Luka non è solo ponti, monumenti e fortezze – è una città di racconti. E ognuno di essi, anche il più dimenticato o incerto, è una tessera del mosaico che definisce la nostra identità.
Attraverso queste leggende, conserviamo ricordi, emozioni e valori. E forse è proprio questo che rende Banja Luka speciale – un luogo dove la tradizione vive e dove ogni generazione può raccontare la sua versione della stessa storia.
Conosci una leggenda, un ricordo o un racconto che merita di essere condiviso? Scrivicelo.
Potrebbe diventare la prossima storia che racconteremo insieme.
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